Sezione di Lecce
Si è svolta lo scorso 10 marzo la plenaria straordinaria del mese di marzo della Sezione leccese “L. Rizzo” guidata dal Presidente Paolo Prato, che ha voluto fortemente la presenza di Antonio Damato nei locali sezionali. La riunione si è aperta con un doveroso e sentito minuto di raccoglimento per onorare la scomparsa del collega ed amico Luca Colosimo, arbitro della CAN PRO recentemente scomparso in un tragico incidente stradale al rientro da una trasferta.
Subito dopo il Presidente Prato ha introdotto il gradito ospite, il quale, a dire la verità, ha bisogno di ben poche presentazioni dato il suo spaventoso curriculum: 140 gare in Serie A, internazionale dal 2010 e reduce dalla direzione della semifinale di TIM CUP tra Lazio e Napoli. Proprio per il fatto che un arbitro come Damato ha bisogno di poche presentazioni il Presidente si è limitato unicamente a ringraziare Antonio, sia per la sua massima disponibilità, sia per le parole che di li a poco l’arbitro barlettano avrebbe pronunciato, come una sorta di dimostrazione di profonda stima nei confronti di chi rappresenta ai massimi livelli il movimento arbitrale pugliese.
Dopo la visione di un breve filmato, che ripercorreva gli ultimi anni della folgorante carriera di Antonio, la parola è passata al gradito ospite. Durante il suo intervento Antonio ha letteralmente regalato ai numerosi presenti degli spunti sui quali riflettere, che hanno suscitato non poche emozioni. La serata è stata infatti un mix di emozioni, che, attraverso le parole, Damato è riuscito a far vivere a tutti gli associati leccesi, toccando le corde più intime della passione arbitrale, quelle che ogni domenica si muovono “costringendo” ogni arbitro a svolgere il proprio compito nella maniera più imparziale possibile. «Siamo portatori di regole in un mondo che di regole ne ha veramente poche»; è racchiusa in questa frase la figura dell’arbitro descritta da Antonio, un uomo con un quid in più che ha fatto del rispetto delle regole il suo credo di vita e si impegna affinché, almeno in campo, anche ventidue altre persone possano attenersi ad un regolamento. Ma le regole che segue un arbitro, si sa, non sono solo quelle scritte sul Regolamento; sono regole di vita, regole che si deve necessariamente imporre se vuole raggiungere le più alte vette dell’arbitraggio. Regole non scritte, ma quasi incise sulla pelle di ogni ragazzo che entra per la prima volta in Sezione e prova il brivido di indossare la divisa.
«Non abbiate mai paura di sognare!»; è così che Antonio, persona dal grande spessore umano, ha voluto salutare la platea leccese, ricordando come frequentare la Sezione sia un momento necessario per poter continuare a sognare e magari, quel sogno, afferrarlo e stringerlo tra le mani proprio come ha fatto lui.
La serata si è poi conclusa con una cena conviviale, momento di aggregazione per tutti gli associati leccesi, al quale anche Antonio ha voluto fortemente partecipare a testimonianza della sua grande umiltà e del suo modo di vedere l’Associazione Italiana Arbitri: «Una seconda famiglia dove tutti sono utili, dove si può imparare da chiunque sia che faccia la Serie A, sia che faccia i Giovanissimi. Non si impara solo ad arbitrare, si impara a vivere».
Nella foto di copertina, da sinistra Pezzuto, Damato e Prato.
Nelle altre foto: Damato durante il suo intervento; il tavolo dei relatori.
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)