Si è aperto con il gruppo degli osservatori il raduno della CAN D in programma fino al 26 agosto a Sportilia. La commissione, guidata da Carlo Pacifici, ha dato il via agli stage della commissione nazionale con più associati, circa 740, per un campionato che si annuncia complesso e combattuto fino all'ultima giornata di campionato; si è partiti dall'analisi della corposa Circolare 1 presentata da Enzo Meli, responsabile del modulo Regolamento e Guida Pratica del Settore Tecnico, con un intervento di ampio respiro che ha illustrato ai presenti non solo le modifiche così come sono scritte sulla circolare, ma con un'analisi della filosofia che ha portato alle numerose modifiche per far capire al meglio le novità; a seguire i quiz regolamentari preparati da Guido Falca e Maurizio Pozzoli.
I componenti referenti Domenico Ramicone (coordinatore), Salvatore Marano e Silvia Tea Spinelli - prima donna della commissione CAN D nella storia dell'AIA - hanno presentato le consuete disposizioni organizzative, dalle designazioni/turnazioni fino alla comunicazione della valutazione e la stesura della relazione. Come da tradizione la commissione ha voluto incontrare gli associati che erano al primo anno in CAN D oppure tornati dopo un periodo di congelamento, per un momento di presentazioni personali e conoscenza reciproca, con un veloce excursus sulle disposizioni generali e l'illustrazione delle peculiarità dell'Organo Tecnico rispetto agli altri.
L'ultima riunione congiunta, svolta nel mattino della domenica dopo la celebrazione della Santa Messa, è stata incentrata sul ruolo dell'osservatore, identificato come "leader" della squadra arbitrale nello spogliatoio, dopo che l'arbitro lo è stato sul terreno di gioco. La sua funzione, quindi, deve essere quella di un collega che corregge eventuali errori con la giusta motivazione e giudizi volti alla crescita della terna intera. E' stata presentata la tabella dei voti rivisitata e lo schema che viene seguito per la valutazione degli osservatori stessi, sia nelle relazioni sia nel colloquio con la squadra arbitrale nello spogliatoio dopo la partita. A tutti è stato chiesto di essere sempre se stessi, autorevoli, giusti, formatori ma allo stesso tempo anche selezionatori con forte senso di appartenenza.
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)