Sezione di Parma
Con queste parole ripetute più volte nel corso della serata Filippo Meli, Pippo per gli amici, ha scandito il suo intervento nella realtà arbitrale parmense, raggiunta per affrontare il tema del codice etico ma che poi ha inevitabilmente visto lo “sconfinamento” in testimonianze personali, ricordi, scambio di visioni.
Due foto fanno da contorno visivo a quelle parole: il giorno del suo esordio “ufficioso”, da quindicenne, in una gara di esordienti, e il flash che immortala un altro debutto, ben diverso, sui campi dorati della Champions. “Secondo voi, tutti hanno la possibilità di arrivare a questi livelli?” – chiede ad una platea tanto incuriosita quanto silenziosa. “Dipende dalla fortuna” – risponde qualcuno: e qui esce fuori il Meli saggio, razionale. “Non credo sia questione di buona sorte, ma di impegno, di serietà. Se inizi pensando alla serie A o a grandi categorie di certo non otterrai nulla. Il pensiero deve essere solo per il prossimo scalino, per la categoria successiva, per quello che puoi fare e raggiungere domani, non che potresti ottenere tra 10 anni. La programmazione a lunga scadenza in un campo come l’arbitraggio ha poco senso: piuttosto non si può prescindere dalla serietà. Se vai in campo e ti poni come obiettivo quello di limitare i danni non potrai mai crescere sul serio, in particolare come uomo prima e come arbitro poi”. Meli ha parole importanti per la sezione che lo ha ‘allevato’. “L’ho capito solo più avanti nella mia carriera: avere dei buoni maestri è il primo mattone per costruire le proprie affermazioni. La sezione è una famiglia in cui si cerca riparo nei momenti più difficili e con cui si condividono le gioie. E, non per fare particolarità, ma andando in giro per l’Italia mi sono reso conto del prestigio che gode Parma nel panorama italiano. Soprattutto a voi ragazzi che avete appena terminato il corso dico che tutto ciò è un onere ma anche un grande onore”. Il discorso scivola sul rispetto. “Se vogliamo che gli altri ne abbiano verso di noi, dobbiamo prima darne. Calciatori, dirigenti, attori del calcio in generale rappresentano persone che spesso si sacrificano come noi durante la settimana per ottenere un risultato: se possiamo sbagliare una decisione tecnica, e ciò può anche spingerci a migliorare, non si può errare nei comportamenti. Dobbiamo essere semplicemente d’esempio in campo e non solo perché siamo chiamati a decidere per tutti”. Qualcuno chiede un ricordo di Astori, Pippo fa una smorfia, il volto diventa serio. Allarga le braccia. “È molto triste, è stato un uomo mai sopra le righe, mai una protesta fuori luogo. Un grande capitano che mancherà a tutto il calcio, ma soprattutto un padre che non vedrà crescere la sua bambina”.
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)