I parametri antropometrici che caratterizzano gli atleti si discostano molto dal riferimento della popolazione normale, per cui è fondamentale riuscire a determinare quali siano le principali caratteristiche di composizione corporea che permettono la massima performance. Tra tutte le scienze applicate allo sport, la nutrizione, dopo la scienza dell'esercizio fisico è quella che influenza maggiormente la performance atletica. Fino ad alcuni decenni fa si pensava al cibo in modo solamente strutturale ed energetico, mentre negli ultimi anni si è cercato di avere anche una visione qualitativa della alimentazione, ossia di valutare come i componenti degli alimenti potessero, a seconda delle loro percentuali, della loro tipologia e della tempistica di assunzione, influire sulla salute dell'atleta e quindi sulla sua performance, considerando altresì non solo i principi calorici come gli zuccheri, le proteine e i grassi,ma anche quelli non calorici come i sali minerali, vitamine e acqua (le prestazioni possono essere significativamente compromesse quando il 2% o più del peso corporeo viene perso attraverso il sudore). Risulta altrettanto chiaro oggi come un'attività fisica intensa e ripetuta nel tempo, come quella dell'arbitro porti alla produzione di una serie di mediatori dei processi infiammatori (citochine) che possono in qualche modo sia influire sulla performance che predisporre agli infortuni e per questo una valutazione sia dello stato di idratazione sia dei principali indici di fatica, risultano fondamentali per un'efficace prevenzione.
Uno degli esami fondamentali per seguire parte di questo processo risulta l'esame impedenziometrico (BIA), una tecnica rapida, non invasiva e facilmente riproducibile, per valutare la composizione corporea completa. La BIA si basa sulla proprietà dei tessuti biologici di condurre la corrente elettrica: essi si comportano come conduttori o isolanti a seconda del tipo di tessuto presente, ad esempio acqua e massa magra sono ottimi conduttori mentre il grasso e il tessuto osseo non permettono il passaggio della corrente stessa. La tecnica più attuale sfrutta due elettrodi cutanei posizionati in due coppie, su mano e piede, consentendo l'esecuzione delle misure in modo rapido,non invasivo e ripetibile, oltre che a basso costo. Con tale tecnica vengono quindi misurati una serie di parametri, quali massa grassa, massa magra e stato di idratazione del soggetto. E' stato ampiamente dimostrato che l'eccedenza di massa grassa è strettamente correlata alla minor potenza della massa corporea, alla ridotta capacità di accelerazione e al maggior dispendio energetico sotto sforzo; all'opposto valori troppo bassi di massa grassa possono implicare una ridotta capacità di performance.
La ricerca quindi della composizione corporea ottimale dell'atleta arbitro diventa uno degli obiettivi principali, unitamente al mantenimento dello stato di salute. Per tali motivi, con la corrente stagione agonistica, alla CAN A, tutti gli arbitri e assistenti vengono monitorizzati tramite analisi bioimpedenziometrica con frequenza bimestrale, in occasione dei raduni presso il CTF di Coverciano: a tali controlli si aggiungeranno anche valutazioni ematochimiche riguardanti i principali parametri funzionali e lo stato di fatica, onde poter accuratamente programmare l impiego migliore in base allo stato di forma e prevenire i principali infortuni. Tutto questo in collaborazione con l'Università di Firenze e la convenzione che l'AIA ha stretto con la Cattedra di Medicina dello Sport diretta dal Prof. Giorgio Galanti. Il primo step di questo programma è avvenuto durante il raduno degli arbitri del 16 e 17 ottobre e continuerà secondo un programma che la CAN, nella persona del responsabile Domenico Messina, il responsabile medico Dr. Angelo Pizzi, il Presidente dell'AIA Marcello Nicchi e l'Università di Firenze hanno messo a punto per la corrente stagione sportiva.
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)