L’arbitro per Copelli: una passione complessa

Sezione di Treviso

L’arbitro per Copelli: una passione complessaRecentemente la Sezione di Treviso si è riunita per la consueta riunione tecnica con diversi ospiti tra i quali il Componente del Comitato Regionale Arbitri del Veneto Danilo Campaner, che ha riportato i saluti del presidente Dino Tommasi, e un protagonista di spicco quale Cristiano Copelli, Componente della Commissione Arbitri Nazionale di Serie B.
La riunione è stata aperta dal Presidente sezionale Claudio Zuanetti che ha prima elencato gli esordi dei fischietti trevigiani e ha poi ricordato il prestigioso impegno dei colleghi regionali Di Filippo, Cacciola, Ciriotto, e Prazzoli, che hanno diretto due amichevoli in cui è stata impegnata la nazionale cinese di Calcio a 5.
Presentato da un video che ha ripercorso la sua carriera sportiva e arbitrale, ha successivamente preso la parola Cristiano Copelli che con pacatezza, ma al contempo con fervore, ha rotto il ghiaccio con un'idea semplice ma fondamentale: è necessario fare ciò che si ama e farlo nel migliore dei modi possibili.
Un pensiero cristallino ed emozionante ha voluto dedicarlo all'amico e collega Stefano Farina, a quasi un anno dalla sua scomparsa.
Ritornando alla prospettiva tecnica, Cristiano ha voluto fin da subito mettere le cose nella giusta prospettiva: la passione è ciò che deve spingere a mettersi in gioco ed è ciò che serve per essere un buon arbitro. Non sono necessari solo l'aspetto tecnico o la conoscenza delle regole, ovviamente imprescindibili per il ruolo arbitrale, ma che fini a se stesse renderebbero l'arbitraggio scolastico, ma è anche sapersi relazionare, usare l'intelligenza, e forza di volontà.
Copelli ha poi elencato otto punti da possedere per poter essere prima un grande uomo e dopo un buon arbitro: umiltà, sana ambizione, preparazione, rispetto, competenza, sacrificio, fiducia in se stessi, passione.
Cristiano ha voluto sottolineare che per arbitrare è importante avere uno spirito di autocritica molto forte, basato su un'analisi puntuale delle decisioni assunte e dei comportamenti tenuti, metodo fondamentale per acquisire consapevolezza e lavorare sulla performance. Ha proseguito cercando di rende tangibile l'arbitraggio attraverso due metafore: la maratona e il puzzle. La prima rappresenta la fatica fisica, lo sforzo intenso, il lungo percorso insidioso e scoraggiante che permette di confrontarsi con i propri pensieri, con la propria capacità di reagire, con la propria forza di volontà di andare avanti nonostante tutto. L'arbitraggio non è uno sprint, ma un percorso di corsa lungo, provante, emozionante. La seconda metafora rappresenta invece la pazienza, il ragionamento, le sfumature dei singoli pezzi del puzzle che sembrano a prima vista tutti uguali ma sono tutti diversi. Come le partite, sempre undici contro undici con un pallone, ma sempre diverse.
Un pensiero finale sulle peculiarità dell'Associazione, sull'importanza della correttezza e del rispetto verso colleghi e responsabili, che con il proprio lavoro consentono di mantenere alti standard. In campo l'arbitro è solo e deve stare bene con se stesso, perciò deve pensare a sé, ma fuori dal campo durante la settimana è parte di una squadra, la sua squadra distribuita su tutto il territorio nazionale, con cui crescere attraverso la condivisione delle emozioni e degli episodi. Un caloroso applauso ha suggellato la serata, emozionante e coinvolgente.

Supplemento on-line della rivista "L'Arbitro"
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)
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