Sezione di Trieste
Durante l'ultima riunione tecnica, la Sezione di Trieste ha avuto l’onore di ospitare Alberto Zaroli, componente del Comitato Nazionale. Per i numerosi ospiti presenti, tra cui il Presidente del Comitato Regionale, Andrea Merlino ed il suo predecessore Massimo Della Siega, e per i fischietti triestini è stata una serata indimenticabile ed un’occasione preziosa di confronto e di crescita incentrata sulla motivazione.
In un momento difficile del panorama calcistico italiano, in particolar modo per gli arbitri, spesso oggetto degli sfoghi dei mass-media e dei tifosi, Alberto ha iniziato il suo intervento partendo dalla motivazione e dalla domanda che tutti noi prima o poi ci siamo posti: che cosa ci spinge a fare gli arbitri ?
Partendo da questa cruciale domanda e riallacciandosi al più celebre dipinto di E. Munch sul dramma esistenziale dell'uomo moderno, l'urlo, Alberto ha fatto un distinguo tra la follia negativa, quella che governa le azioni di chi la subisce e che, per nostra sfortuna, riempie di negatività il nostro mondo e quella positiva, che ci spinge a pensare diversamente e a cercare di essere originali e innovativi.
A questo concetto Alberto ha anche collegato la celebre frase di S. Jobs, " Stay hungry, stay foolish" ed il tema della passione, intesa come amore, sofferenza, sacrificio e dolore, il “No pain, No Gain” nella cultura anglosassone. Passione che deve guidare ogni arbitro ad affrontare la propria carriera, intesa come fame di vincere, voglia di raggiungere i propri obiettivi, senza nascondersi dietro scuse, senza ricercare alibi, affiancando all’allenamento fisico quello mentale, consapevoli che in ogni partita si può anche perdere. In poche parole il suggerimento che Alberto ha voluto dare ai giovani è stato quello di agire, osare, farsi guidare dal senso della realtà, preferire sempre la progettualità e l’azione ai sogni.
Nel nostro ambiente però bisogna saper essere anche umili, disposti ad accettare di cambiare, capire quali sono i nostri limiti, accettarli per lavorarci sopra e migliorare, condividendo le proprie esperienze con i colleghi in Sezione, consapevoli innanzitutto che è possibile sbagliare e che è proprio tramite gli errori che si cresce. Nella nostra attività è anche possibile essere sconfitti e se questo accade, la colpa non va sempre ricercata negli altri o nella sfortuna: bisogna invece saper accettare che c’è stato qualcuno più bravo.
E’ poi compito dei dirigenti e dei formatori sezionali essere in grado di supportare i giovani. Il loro obiettivo non deve essere quello meramente censorio, ma quello motivazionale: devono riuscire ad accendere il fuoco della motivazione e della convinzione dei propri mezzi nel giovane arbitro.
Ma quale dev’essere l’obiettivo finale? La Serie A? Riguardo a questo Alberto ha ricordato a tutti che l’obiettivo ultimo dev’essere sempre quello di divertirsi e di fare ciò che soddisfa e riempie la quotidianità. Il divertimento non è necessariamente nello stare al vertice, ma può essere trovato anche nella semplice ritualità di ogni partita: nell’allacciarsi le scarpe, nel far roteare la monetina del sorteggio prima dell'inizio della gara e quando si fischia la fine della partita essere orgogliosi di aver svolto il proprio compito.
Al termine della riunione, che ha letteralmente carpito l'interesse di tutti, "scaldando i cuori" ed infondendo entusiasmo, si è poi passati al momento conviviale in pizzeria, dove i suggerimenti di Alberto hanno da subito avuto positivi riscontri.
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)