“Success is not an accident”, riunione con Luca Banti

Sezione di Treviglio

“Success is not an accident”, riunione con Luca BantiL’arbitro Luca Banti della CAN A ha fatto visita alla Sezione di Treviglio lo scorso 6 dicembre. La data è purtroppo tristemente coincisa con la scomparsa a soli 31 anni del collega nonché associato della sua stessa Sezione di appartenenza (Livorno), Riccardo Pelagatti, stroncato da una malattia incurabile. La terribile notizia ha commosso tutti i partecipanti presso i locali della sezione trevigliese, e un doveroso minuto di silenzio è stato eseguito in sua memoria.
Il fischietto livornese ha paragonato il percorso di un arbitro ad un viaggio: sappiamo che comincia ma non sappiamo mai se, e quando ci sarà una fine. E’ un viaggio che vale la pena provare, pieno di imprevisti e di ostacoli che ci possono costringere ad interromperlo. D’altra parte gli intoppi e le difficoltà spesso servono per rafforzarsi; è sbagliando, imparando dagli errori che si va avanti e si raggiungono gli obbiettivi che si è prefissati. Il viaggio “arbitrale” porta continuamente a riflettere sulla scelta fatta, sulla ricorrente frase “chi me lo ha fatto fare?”, ma se si hanno delle radici ben salde, la passione e l’entusiasmo dei primi giorni, o semplicemente della prima partita di Giovanissimi, quando si entra in campo e si emette il primo fischio, non si deve temere nulla ma convincersi sempre di più della scelta compiuta.
Luca ha voluto poi mettere l’accento su alcune domande che ogni arbitro con delle ambizioni importanti si dovrebbe regolarmente porre. Un arbitro deve costantemente chiedersi quale sia il suo prossimo obiettivo da raggiungere, se è motivato nella mansione che svolge ogni domenica sul terreno di giuoco, se il divertimento e la passione siano ancora quelle delle prime volte e se i sacrifici che compie ogni giorno per aver intrapreso questa carriera, valgano la pena di essere fatti. I capisaldi del buon arbitraggio non possono prescindere dalla conoscenza del regolamento, dalla perseveranza nel migliorarsi partita dopo partita, e soprattutto dal divertimento! Bisogna alzare l’asticella di volta in volta, non bisogna mai accontentarsi dei traguardi raggiunti, si deve sempre chiedere di più da sé stessi, nei limiti ovviamente delle proprie capacità: la conoscenza delle proprie debolezze come delle virtù è fondamentale. Il coraggio inoltre non deve mai mancare poiché l’arbitraggio richiedere carattere e personalità. In campo bisogna dare sempre l’impressione di avere il controllo della gara poiché i giocatori soprattutto i più esperti, si comportano sempre in base a ciò che gli si permette di fare. L’arbitro non smette di esserlo fuori dal terreno di giuoco: l’immagine che noi diamo di noi stessi influisce molto spesso sulle nostre prestazioni in campo, così come nel giudizio che gli altri hanno di noi. La preparazione alla gara, l’allenamento settimanale e costante, la non sottovalutazione della sfida che si andrà a dirigere sono tutti fattori determinanti per la buona riuscita dell’attività arbitrale.
Il successo non viene mai per caso, l’arbitro ha il dovere morale di provarci, di non arrendendosi mai di fronte alle avversità!

Supplemento on-line della rivista "L'Arbitro"
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)
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