CRA Lombardia
Per descrivere la Lombardia arbitrale in questi mesi di emergenza COVID-19 possiamo usare il termine, ormai tristemente noto, di ‘cluster’, ovvero focolaio, come i tanti che hanno colpito la regione provocando vittime su vittime, lutti su lutti, ma accostargli un termine che, nel mondo dello sport, ha un’accezione fortemente positiva, ovvero ‘resilienza’, la capacità di fare fronte agli avvenimenti uscendone più forte di prima: e da ‘cluster di resilienza’ la Lombardia arbitrale ne è uscita fortificata, più unità, capace di far fronte alle emergenze.
A diffondere questa forma mentis, con il progetto “#keepintouch”, il Comitato Arbitri della Lombardia guidato dal Presidente Alessandro Pizzi: una serie di videoconferenze, iniziate per comprendere quale fosse lo stato d’animo e di salute degli associati regionali, si è trasformato in un tour de force che ha totalizzato più di 80 appuntamenti in poco meno di tre mesi di attività. E in queste videoconferenze – la maggior parte delle quali registrate e diventate materiale didattico – organizzate per arbitri, assistenti e osservatori divisi per organici, si sono susseguiti gli interventi di diversi associati lombardi militanti nelle categorie nazionali: arbitri e assistenti di Serie B e C, arbitri di Serie D e della CAI, arbitri ed osservatori nazionali di calcio a 5. Formazione e didattica sono diventati trasversali e al passo con i tempi, coinvolgendo tutte le conoscenze e l’esperienza che questa regione può mettere in campo. Senza dimenticare l’aspetto motivazionale e quello del mantenimento della forma fisica, con sessioni settimanali di allenamento e core stability organizzate sempre in videocall. La telematicità ha dato la possibilità di portare a termine sia le visite tecniche che amministrative, non fermando così nemmeno una macchina organizzativa ottimamente rodata negli anni. “Gli arbitri lombardi in questo periodo di emergenza Covid-19, sono stati arbitri fuori dal campo come lo sono dentro – dice il Presidente Pizzi - Flessibili, capaci di reagire al cambiamento ed essere comunque performanti, con la voglia di dimostrare non di essere singoli ma parte di un gruppo, senza perdere contatto. E questa cosa mi ha riempito d’orgoglio”.
Da qui tutte le 25 sezioni lombarde hanno preso esempio per organizzare simili attività, tenendo vivo il legame con gli associati e dando, in quelle ore vissute insieme, una parvenza di normalità. Due su tutte le attività da segnalare: dove la maggior parte delle sezioni hanno tenuto i Corsi Arbitri online, dando così la possibilità a nuove leve di formarsi ed entrare a far parte dell’Associazione, la prima Sezione a sperimentare e redigere un protocollo per l’effettuazione degli esami in modalità online è stata quella di Bergamo, e questa è stata non una mera scelta simbolica, ma la volontà di una Sezione e di un territorio duramente colpiti di andare avanti e ripartire con maggior passione; altra attività resa possibile dalla tecnologia e nata dalla volontà della Sezione di Cinisello Balsamo di non rinunciare a un imprescindibile appuntamento associativo come il “Memorial Briganti”, è stata l’organizzazione della manifestazione online, con un torneo di FifaPro che ha visto vincere la Sezione di Milano.
Sul fronte dell’emergenza, una regione che ha più di 4mila associati ha espresso una moltitudine di persone coinvolte a diverso titolo: arbitri, assistenti e osservatori che, svestita la giacchetta nera, hanno indossato il camice da medico, da infermiere, da operatore sanitario, la divisa da volontario delle varie associazioni che si occupano del trasporto dei malati, della Protezione Civile, un piccolo segno distintivo per chi era deputato alla consegna dei beni di prima necessità o dei farmaci a chi non poteva e non doveva uscire di casa. Colleghi con le divise delle forze dell’ordine a presidiare il territorio, altri invece distinti dall’impegno civico a gestire l’emergenza nelle stanze dei municipi. Un elenco di nomi, di persone, di colleghi, tutti eroi a loro modo, tutti eroi nel loro piccolo: un elenco troppo lungo e dal quale rischieremmo di lasciare fuori qualcuno. Basti però ricordare che tutti questi sono arbitri, sono stati arbitri nella vita di tutti i giorni, arbitri dei quali si può andare fieri.
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)