Luca Pairetto: "Lavorate su voi stessi"

Sezione di Milano

Luca Pairetto: Il 9 marzo la sezione di Milano ha avuto il piacere di tenere, in remoto, la riunione tecnica condotta dall’ospite assegnato dal Comitato Nazionale, Luca Pairetto, arbitro CAN della Sezione di Nichelino. L’incontro ha riscosso una grande partecipazione da parte degli associati meneghini, con 209 presenti. Il file rouge della serata è stata proprio la figura dell’arbitro, analizzata sotto diversi aspetti con anche ampi cenni storici sull’ AIA. Primo tra questi l’identità dell’arbitro e di conseguenza dell’Associazione. Questa identità dev’essere coltivata e sviluppata dentro ogni arbitro. Il secondo aspetto trattato, che racchiude globalmente tutti gli elementi che compongono questa figura è il percorso dell’arbitro, per ognuno differente, ma caratterizzato da fattori comuni. La passione per il calcio è il motivo che spinge l’arbitro ad avvicinarsi a questo mondo, in continua evoluzione, che lo motiva a rimanere e a proseguire nella sua crescita. L’attitudine invece, anch’essa differente per ognuno, introduce l’arbitro nell’AIA, ma è grazie ai formatori e ai colleghi appassionati che realmente si sviluppa e indirizza gli arbitri verso il loro percorso. La fame è invece il motore che alimenta la crescita degli arbitri. Avere fame spinge un arbitro a volersi migliorare giorno dopo giorno per raggiungere i propri obiettivi puntando sempre al massimo, alla propria Serie A. La crescita, sia tecnica sia umana, passa attraverso l’organizzazione della partita, l’adattamento al campionato di appartenenza con le proprie peculiarità e per farlo è necessario allenare i propri punti di forza e lavorare sui propri limiti così da poterli superare o comprenderli. Gli arbitri sono giudici e come tali gli errori sono ammessi. Ammettere l’errore rappresenta metà della crescita, capirlo e analizzarlo è fondamentale, così in questo modo conviverci non ci rende meno competenti, ma ci rende arbitri più consapevoli. Avere pazienza e fiducia nei confronti degli Organi Tecnici e dei colleghi più esperti è infine è un elemento che non può mancare. Sono loro che possano aiutare l’arbitro a chiarire possibili dubbi e sensazioni, questo permetterà all’arbitro di crescere senza dimenticare le proprie radici. Un arbitro consapevole di voler valorizzare la propria figura, avendo preso coscienza dei propri errori, non si pone limiti. Con l’esperienza, la figura si perfezionerà e migliorerà la freddezza nei ragionamenti. Questo avviene con il tempo, categoria dopo categoria e giorno dopo giorno. “Ma chi siamo noi arbitri?”, questa la domanda che pone e si pone Luca Pairetto.
L’AIA è come un club, una squadra di atleti e al contempo giudici nei campionati. Gli arbitri sono la ventunesima squadra di Serie A. Importante è per un arbitro che veda l’Associazione fin da subito come una squadra. L’obiettivo degli arbitri è garantire la regolarità degli incontri e va fatto con passione, divertendosi. Il continuo allenamento, il confronto e le discussioni, aiutano a creare e diffondere un’immagine positiva dell’arbitro. Lo scopo di una figura positiva non si limita a una soddisfazione personale ma garantisce, anche ai colleghi che andranno sullo stesso campo la settimana successiva, che l’AIA possa rappresentare qualità e che i giudizi emessi siano concreti e veritieri. Per lavorare sul ruolo dell’arbitro è necessario conoscere la sua evoluzione ed interiorizzare i valori tradizionali, come la disciplina, che nonostante il passare del tempo, rappresentano i cardini di questa Associazione. Una piccola attenzione è stata posta sull’utilizzo dei Social Media, sottolineando che la “divisa” siamo noi, e che quando ci mostriamo rispettabili proteggiamo noi stessi. I social devono essere usati come mezzo per rafforzare questa identità e condividere la nostra passione, come per esempio per reclutare nuovi associati. Un altro elemento principale è la professionalità. Gli arbitri si collocano tra il mondo dei dilettanti e dei professionisti, sia nei giovanissimi sia in Serie A. L’arbitro deve essere professionale in tutte le categorie. Il consiglio è quello di sentirsi dilettanti nel cuore e professionisti nella testa e, se capita un periodo negativo un po’ più lungo, allora è necessario ricercare la passione che si aveva il primo giorno. Quando non arrivano i risultati, è giusto ascoltare le critiche e lavorare per migliorarsi. Luca ha voluto rappresentare anche una similitudine tra la figura dell’allenatore e quella dell’arbitro, evidenziando alcuni punti in comune tra esse. Lo studio del giuoco, l’applicazione delle regole in campo e nello spogliatoio, il fatto di lavorare in solitaria e l’importanza di dover essere leader positivi: la squadra degli arbitri è, dopotutto, la prima responsabile della decisione. Sarà un importantissimo passo nella crescita di un arbitro passare dall’io al loro. Luca ha voluto concludere ricordando alcuni pensieri di Stefano Farina, che in qualche modo, porta sempre con sé. Per Stefano fare l’arbitro è un’esperienza di vita irripetibile per una giovane ragazza o un giovane ragazzo. Ogni arbitro deve pensare che la domenica successiva ci andrà un altro collega. Per raggiungere i propri obiettivi l’arbitro deve pensare a far bene la prima volta e ogni volta, così dal 1’ al 90’ , lavorando, quando serve, sui propri errori e su sé stesso e non deve sentirsi mai appagato.

Supplemento on-line della rivista "L'Arbitro"
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)
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