Sezione di Ivrea
Un nuovo ospite di livello nazionale per la Sezione di Ivrea: dopo la riunione tecnica con l’assistente CAN Davide Moro di Schio, la piccola sezione eporediese ha avuto il piacere di ascoltare un altro associato appartenente all’organico della CAN. Seppur soltanto in maniera virtuale, una folta platea di associati ha infatti dato il benvenuto a Marco Serra, esperto arbitro torinese con più di cento presenze tra Seria A, Serie B e Coppa Italia.
Introdotto dal presidente dell’AIA Ivrea, Felice Viterbo, Marco ha iniziato il suo intervento con una riflessione a tutto tondo sulla figura arbitrale, a partire dal concetto della “ricerca dell’equilibrio” una dote fondamentale per un arbitro, che deve sia saper bilanciare la sua attività sportiva con le incombenze familiari e lavorative, sia vivere il momento della gara senza ansia da prestazione o eccessivo rilassamento. Anche nel post-gara, ha sottolineato l’ospite, occorre analizzare criticamente quanto accaduto in campo ma anche resettare gli eventuali errori e ripartire, consapevoli che la partita non può e non deve essere un “esame di maturità”, ma va comunque preparata nel migliore dei modi sotto il piano atletico, tecnico e tattico.
In un secondo momento, squisitamente didattico, Marco ha proposto la visione di brevi clip video estratti da sue partite, commentandoli insieme ad arbitri, assistenti e osservatori eporediesi e fornendo spunti preziosi sia sull’interpretazione del regolamento – e in particolare sull’uniformità da ricercare nelle sanzioni tecniche e nei provvedimenti disciplinari – sia sulle modalità di autocritica che ogni arbitro deve attuare per poter affinare le sue doti. Al termine della serata, il presidente Viterbo ha espresso a nome della platea l’apprezzamento per l’intervento di Marco: grazie alle sue doti umane e comunicative, l’ospite ha infatti saputo trasmettere al meglio la sua visione dell’arbitraggio come di un mix di “passione e sofferenza” due concetti che ben descrivono il percorso arbitrale nella sua continua tensione verso il superamento dei propri limiti.
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)