Novara
È mancato nella notte tra venerdì e sabato scorsi all’età di 73 anni Sergio De Marchi, uno dei pilastri della Sezione di Novara. È stato il Covid a strappare agli associati della Sezione una delle figure più di rilievo che avessero varcato le porte di Corso Giulio Cesare a Novara: De Marchi era stato infatti l’ultimo arbitro effettivo a solcare i campi della CAN.
La sua storia è colorata da molteplici avvenimenti di grande rilevanza, che ne hanno tratteggiato la carriera professionale. Nel 1982 viene promosso alla CAN, ove aveva già peraltro esordito nella gara di Serie B Catania-Pescara del 14 giugno 1981. Lo stesso anno della promozione è stato insignito del premio “Orlandini”, speciale riconoscimento per il miglior esordiente in Serie B. A corollario della sua carriera sul terreno di gioco non si possono dimenticare le diverse esperienze come assistente arbitrale in ambito internazionale.
Ma la sua carriera, dopo aver appeso il fischietto al chiodo, è continuata a livello dirigenziale. Non si può non menzionare il triplice mandato consecutivo come Presidente Sezionale dal 1986 al 1998, anni durante i quali, peraltro, è stato destinatario del Premio Agostini (1990) come miglior Presidente di Sezione. Importante anche il suo ruolo come osservatore arbitrale, dal 1996 al 2006, inquadrato nell’organico della CAN. Con il volgere del nuovo millennio la sua carriera come dirigente ha visto il suo apice nella nomina a Vice Commissario della CAN D, ruolo ricoperto dal 2004 al 2006 e nella nomina a Componente della CAI per la stagione 2008/2009.
«La Sezione di Novara perde un pilastro ed un punto di riferimento tecnico ed associativo», dice il Presidente Andrea Riccardi ricordando il collega De Marchi. «Sergio per me è stato un maestro, un amico, un vero esempio di Arbitro. Con lui se ne va un pezzo di storia arbitrale novarese».
Coloro che hanno avuto modo di conoscere meglio Sergio durante gli anni dedicati con il cuore alla propria sezione non possono di certo dimenticare il suo motto, Hic sunt leones:«Ricordo con piacere la frase in latino che diceva sempre, riferita alla grinta e alla determinazione che ogni Arbitro deve mettere nelle sue prestazioni», conclude Riccardi.
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)