A Daniele Chiffi il Premio intitolato a Stefano Farina

A Daniele Chiffi il Premio intitolato a Stefano Farina

Farina è stato un maestro e una guida che mi ha fatto crescere. Se sono arrivato in Serie A è grazie a lui”. Orgoglio ed emozione. Sono questi gli stati d’animo che hanno accompagnato Daniele Chiffi durante la cerimonia del Premio Bearzot nel Salone d’Onore del Coni. Un riconoscimento meritato (nel ricordo di Stefano Farina) a uno degli arbitri italiani più preparati. Il Presidente dell’AIA Alfredo Trentalange ha spiegato perché la scelta è caduta su Chiffi: “E’ stato premiato per le sue doti tecniche perché esistono delle graduatorie, delle capacità che vengono giudicate in tutte le partite. Ma il Premio intitolato a Farina non è solo un riconoscimento tecnico ma anche etico. Chiffi ha uno stile low profile che non lascia spazio ai protagonismi ma punta al cuore di una scelta che è sempre semplice, onesta e trasparente”.

Il Presidente Trentalange, durante l’evento, ha toccato anche altri temi. “Se Rocchi sarà confermato come designatore? Dire che ci sono ottime possibilità visto il grande lavoro che sta facendo, l’apertura ai giovani e l’ottima capacità di sopportare le critiche. Ma sarà una decisione che spetterà al Comitato Nazionale. Dividere la carriera arbitro-Var? Noi pensiamo ci debba essere una specializzazione della funzione del Var. Certo, bisogna essere stati arbitri, aver arbitrato e dopo devono specializzarsi. Come i guardalinee che nascono arbitri e poi si specializzano nel ruolo di assistenti”.

Infine il Presidente Trentalange ha risposto a chi chiedeva se gli arbitri sono pronti a commentare gli episodi dopo le partite: “Comunicare gli errori? Arriveremo a farlo ma non subito e non dopo la gara quando gli animi sono ancora caldi. Si rischierebbe di infiammarli e le domande non sarebbero poste con garbo. Ma non dobbiamo pensare di dover giustificare gli errori, riteniamo, invece, che sia importante commentare gli episodi per fare didattica”.

Tornando a Chiffi il direttore di gara ha spiegato il rigore inizialmente non concesso all’Inter contro l’Udinese per il fallo di Pablo Mari su Dzeko e poi concesso al Var. “Ero posizionato ottimamente ma a volte non basta. Dalla dinamica ho pensato che il difensore avesse preso prima il pallone e sullo slancio l’attaccante come normale conseguenza. Ho comunicato al Var quella che era stata la mia impressione e l’addetto al Var, vedendo che non era ciò che era successo, mi ha invitato alla revisione al monitor”.

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(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)
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