Sezione di Brescia
“L’ospite di stasera lo conoscete tutti e non ha bisogno di presentazioni, oltre a essere uno degli arbitri maggiormente riconosciuti e longevi della Commissione Nazionale con 203 gare dirette nella massima Serie, è un amico con il quale ho condiviso viaggi, raduni, rabbia e felicità”. Così Alessandro Lo Cicero, Presidente della Sezione di Brescia, ha dato inizio alla riunione tecnica che ha avuto come ospite Daniele Doveri, arbitro di Serie A e B nonché Presidente della Sezione di Roma 1.
L’incontro, che si è svolto nella “casa” degli arbitri bresciani, ha visto la presenza anche di una rappresentanza della Sezione di Mantova e altri associati delle Sezioni lombarde, che hanno accolto con entusiasmo l’invito di Brescia dimostrando, una volta in più, la totale disponibilità a “fare squadra” anche in questi importanti momenti di vita associativa.
Dopo un piccolo spazio dedicato ai saluti, l’intervento di Doveri è iniziato in uno scenario dove, tra gli occhi entusiasti dei ragazzi e delle ragazze, regnava una profonda attenzione. Il Presidente romano ha deciso di non affrontare un tema specifico, ma di portare diciassette episodi - “ormai invecchiati di una decade” - della sua carriera, per discutere a 360 gradi, tra aneddoti e ricordi personali, di tutti gli aspetti più importanti della figura dell’arbitro.
I primi argomenti trattati, con il coinvolgimento dei ragazzi in sala, sono stati l’impegno e le priorità: “L’impegno arbitrale deve essere al primo posto tra le cose meno serie. Chi invece di utilizzare trenta minuti del proprio tempo libero per allenarsi li utilizza per guardare una serie tv, non ha poi motivo di lamentarsi se non riesce a raggiungere certi obiettivi”.
“Non è una pretesa, ma un rendersi conto che, per raggiungere gli obiettivi, bisogna sacrificarsi. Solo i sacrifici portano soddisfazioni e risultati, ma sacrifici con la esse minuscola, perché se facciamo ciò che amiamo, sentiamo meno la fatica. Deve esserci piacere e dobbiamo guardare dentro noi stessi per migliorare, essendo consapevoli di aver fatto tutto il necessario. La voglia e la fame sono determinanti”, ha aggiunto Doveri. Il suo messaggio, esaminando le varie clip arricchite sempre da excursus di vita quotidiana e sezionale, è arrivato forte e chiaro, come uno dei tanti fischi sul terreno di giuoco.
Altro punto toccato è stato quello riguardante l’importanza dei momenti pre-gara: “Presentarsi bene, essere preparati e, soprattutto, affrontare in modo adeguato e sicuro l’appello, perché sono momenti decisivi che potrebbero già far diventare la nostra partita una montagna da scalare”.
Andando avanti, sono poi stati toccati gli argomenti della concentrazione e della credibilità: “Bisogna essere vicini all’episodio per dimostrarci credibili. I calciatori fiutano quando siamo in difficoltà e la forza dentro di noi la troviamo se decidiamo bene, se siamo vicini all’azione”. In seguito, Doveri si è collegato all’importanza della corretta gestione tecnica e disciplinare: “Bisogna sapersi adattare e capire il momento perché non tutte le partite sono uguali. E soprattutto non bisogna farsi coinvolgere dalle classifiche e da ciò che è esterno al campo, dobbiamo dimostrare di essere forti”.
Sul finale, sono stati toccati i punti del gioco di squadra con gli assistenti: “Bisogna essere sempre compatti nelle decisioni che si prendono e aiutarsi, perché anche noi siamo una squadra”. Per concludere con il tema del “coraggio”: “Se non riusciamo più a prendere decisioni in situazioni difficili, può essere che dentro di noi si sia accesso un campanellino d’allarme che ci dice di aver raggiunto il nostro tetto massimo”.
L’incontro, dopo alcune domande e curiosità da parte degli associati presenti, è giunto al termine con i ringraziamenti e alcuni omaggi offerti all’ospite dalla Sezione di Brescia. L’abbraccio finale tra Lo Cicero e Doveri ha trasmesso a tutti il forte momento di commozione creatosi, dato dalla profonda stima tra i due amici e colleghi. Un gesto che fortifica ancor di più il senso di appartenenza e rappresentanza che ogni arbitro porta in campo, dalla categoria Giovanissimi fino alla propria Serie A. In campo si è da soli, ma fuori dal rettangolo verde c’è una famiglia che crede in ognuno dei suoi componenti.
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)