Sezione di Sala Conslina
Quello vissuto da Mustapha Jawara è sicuramente un inizio di Stagione da incorniciare: gli scorsi 1 e 2 ottobre, infatti, è stato invitato a partecipare all’evento ‘La vita, una partita da giocare insieme’, tenutosi a Tortoreto, provincia di Teramo. L’evento, giunto ormai alla sua nona edizione, è stato organizzato dai Padri Passionisti in collaborazione con la Fondazione di laici volontari appartenenti al gruppo ‘Camminiamo per l’Africa’, al fine di raccogliere i fondi necessari per finanziare i tanti progetti a scopo benefico per le popolazioni bulgare, indonesiane ed africane. Quest’anno, con il ricavato di ben 11 mila euro, si è potuta completare la costruzione di un asilo nido in Tanzania.
La manifestazione, articolatasi su due giornate, si è aperta con una tavola rotonda, durante la quale si è discusso dell’accoglienza e della solidarietà nello sport: questa tipologia di eventi, infatti, nascono con la primaria funzione di unire i concetti propri della vita sociale, come la solidarietà verso l’altro e l’aiuto nel momento del bisogno, con quelli propri dello sport, come il rispetto ed il fair play. Proprio in questa ottica, Mustapha, con il suo vissuto, ha espresso a pieno il concetto di accoglienza soprattutto all’interno dello sport, con particolare riferimento alla sua figura di arbitro di calcio e di come questa attività abbia inciso sul suo processo di integrazione.
Nel corso di questa prima giornata hanno preso parte all’evento don Gionatan De Marco, Angela Magnanini, Angelo De Marcellis e, ospite d’eccezione, l’atleta paraolimpico Luca Mazzone, a testimoniare di quanto coraggio serva nella vita per superare qualsiasi difficoltà.
Nel corso della seconda giornata, Mustapha ha diretto la ‘Partita del cuore’, che ha visto sfidarsi la squadra dei passionisti e quella degli amministratori locali, vinta dai primi per 3-0. La bellezza della sfida, disputatasi in un clima di assoluto divertimento e leggerezza, è stata impreziosita, durante l’intervallo, da un’interpretazione della ballerina Giulia Pelusiha contornata da un video trasmesso in contemporanea in cui risaltavano le parole emozionanti di Enzo Bosso, Roberto Benigni e Papa Francesco. Il tutto è culminato con la rappresentazione al centro del campo del logo della manifestazione: un cuore formato da otto mani che sembrano disegnare un abbraccio, simbolo chiave delle due giornate.
Un’esperienza unica ed indimenticabile per Mustapha che ha fornito il proprio contributo alla manifestazione raccontando come le esperienze del passato abbiano segnato la sua esistenza e come, oggi, l’attività arbitrale gli regali quotidianamente nuovi sentimenti: sensazioni ed emozioni che gli permettono non soltanto di esprimere veramente la propria personalità, il proprio essere e le proprie passioni, ma di sognare il raggiungimento di importanti obiettivi in ambito sportivo.
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)