Sezione di Schio
Sugli aspetti mentali che caratterizzano la vita di un uomo e di uno sportivo è stata incentrata la riunione plenaria degli arbitri della Sezione di Schio con protagonista l'arbitro di Serie A e B Livio Marinelli della Sezione di Tivoli.
Marinelli, arbitro di calcio dal 2002, è anche maresciallo dell'Esercito Italiano in forza al 7º Reggimento alpini ed ha anche partecipato alla guerra in Afghanistan. Dopo l'introduzione del Presidente sezionale Michele Dalla Vecchia, l'ospite ha scandito la sua storia personale, sottolineando tanto le soddisfazioni quanto le battute d'arresto fino a qui vissute nel mondo arbitrale, spiegando alla platea la sua ricetta per trarre il meglio anche dalle difficoltà.
Per Livio la determinazione, la consapevolezza e il saper agire immediatamente - “senza azione, anche il pensiero più nobile rimane sterile” - sono le chiavi di volta della carriera di uno sportivo. Citando la perseveranza - “allenarsi nelle situazioni più ostiche crea forza mentale ed è motivazione a fare bene” - ha raccontato alla platea del suo intenso allenamento fisico e mentale durante l'addestramento militare, prezioso alleato anche nell'arbitraggio.
Ogni ingrediente di questa ricetta del successo è stato snocciolato da Livio Marinelli spiegando nel concreto cosa abbia messo in pratica fin dagli esordi per migliorarsi. Dalla “semplice” presa visione delle partite appena disputate, alle strategie di controllo della mente, rafforzando ogni concetto con una o più citazioni di personaggi importanti del mondo dello sport e non solo.
Traendo spunto dal libro “Ricordati di dimenticare la paura” del plurimedagliato olimpico Niccolò Campriani, ha invitato i presenti a non aver paura di perdere e di farsi male. Occorre trasformare la paura di perdere in una grande voglia di vincere. “Io - ha suggerito - ho fatto questo escludendo ogni pensiero inutile nel presente per concentrarmi sul gesto tecnico, che alla fine determina la prestazione”.
L'importante è anche non lasciarsi ossessionare dalla smania di vincere, perché “la vittoria non è il fine dell’impegno, ma la diretta conseguenza. Le vittorie non determinano chi si è, ma è il proprio essere come persona che determina i successi individuali di vita”. Marinelli ha detto di sentirsi sempre più strutturato e sicuro della propria persona, che rimane tale a prescindere dai successi sportivi. “Le difficoltà rafforzano la mente, così come il lavoro irrobustisce il corpo”; lo disse Seneca circa duemila anni fa e lo conferma Livio Marinelli giorno dopo giorno.
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)