Sezione di Bassano del Grappa
Matteo Gualtieri, giovane fischietto astigiano, da poco approdato alla massima serie del calcio italiano, si è fatto riconoscere da subito come una persona brillante e appassionata dell’arbitraggio, questa prima impressione ha trovato conferma nel corso della Riunione Tecnica che lo ha visto protagonista.
Gli associati della Sezione Numa Pompilio Selvaggi di Bassano del Grappa, riuniti presso la Sala Agnolin, hanno accolto l’ospite che con le sue parole ha saputo coinvolgere e motivare tutti i presenti. L’argomento dell’incontro è stato in primis il rapporto tra la figura arbitrale e il senso di responsabilità che deriva dall’assunzione di questo compito. Parlare di fornire un servizio di qualità ai calciatori può fare un po’ sorridere se si pensa alle squadre a livello provinciale, eppure quello è il punto di partenza per chiunque sia alle prime armi e abbia ambizioni di crescere.
Matteo ha ripercorso la sua carriera, rendendo partecipi i colleghi delle esperienze che lo hanno formato, certamente come arbitro, ma anche e soprattutto come uomo. E, man mano che la scalata lo ha condotto a trasformare la sua passione in una professione, Matteo ha svelato i segreti del mestiere: “Non servono solo il talento, il lavoro e la fortuna: questi elementi possono essere un mezzo potente che vi porta al successo, ma ricordatevi sempre di non tralasciare i dettagli”. A tal proposito, Matteo ha svelato ai presenti che costudisce un plico piuttosto corposo di fogli in cui sono scritti gli errori di una vita da arbitro che continua a sfogliare e aggiornare: “Prima di ogni gara, mi prendo del tempo per leggere e rileggere queste pagine che riportano episodi in cui non sono stato pronto oppure qualcosa mi è sfuggito. Leggo e memorizzo e quando il caso si ripresenta riesco a riconoscerlo e ad affrontarlo, capisco così di aver imparato qualcosa di più”.
In seguito, Matteo ha parlato del mondo arbitrale definendo tre colonne portanti intorno cui ruota non solo il successo, ma anche il divertimento. Il primo pilastro è il Regolamento in quanto elemento fondamentale per essere pronti ad affrontare le casistiche più complesse della gara e prendere decisioni; Gualtieri ha ricordato che la cosa più grave per un arbitro è non decidere: “dovete decidere, preparatevi le casistiche e se volete alzare il livello dovete imparare a confrontarvi con i colleghi, ma in primis con voi stessi”.
Il secondo pilastro è l’allenamento che garantisce una performance soddisfacente in campo; Matteo Gualtieri ne ha parlato non solo in quanto una buona prestazione atletica è per definizione una garanzia di credibilità, ma anche in quanto la capacità di andarsi ad allenare è indice di resilienza, dote grandemente apprezzata nel contesto arbitrale.
Il terzo è la prevenzione, la capacità di leggere la partita, di individuarne i momenti chiave e interpretarli in maniera adeguata.
Gualtieri ha parlato del suo percorso e ha messo in luce molti particolari, specialmente gli aspetti personali; la sua capacità di mostrarsi umano di fronte al pubblico è un grande insegnamento di umiltà nonostante la voglia di successo che lo ha sempre contraddistinto. “Se avete ambizione di arrivare, comportatevi come se foste i migliori”; Matteo Gualtieri ha inoltre ribadito: “la motivazione vera è quel pensiero fisso che ti conferisce la forza di sostenerti autonomamente e di saper dire a te stesso ‘io ce la faccio’ anche nei momenti di maggiore sconforto”.
A riunione conclusa, Matteo è stato ringraziato dal Presidente sezionale Marcello Mezzasalma per la sua disponibilità, gentilezza e signorilità con cui ha condotto la riunione, focalizzandosi sul lato umano dell’arbitraggio, sull’importanza dell’atteggiamento in campo e sul ruolo della personalità, elemento chiave per definire i risultati a lungo termine.
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)